Averoldi, vino a Cantrina da quattro generazioni

Se non ci siete mai passati, il borgo antico di Cantrina vale senza dubbio una sosta: siamo nel territorio del comune di Bedizzole, porta della Valtènesi e del lago di Garda in provincia di Brescia, ed in questa piccola frazione, sperduta nell’entroterra tra filari di vigneti, il tempo sembra davvero essersi fermato ai ritmi di un’antica vita contadina, lontanissima dai malesseri della quotidianità. Qui il vino è una presenza antica, e a testimoniarlo in modo particolare è l’azienda agricola Averoldi.

“Siamo viticoltori praticamente da sempre – racconta Francesco Averoldi, alla guida di questa realtà da 15 ettari, tutti vitati ed accorpati intorno alla cantina ed alla casa padronale del ‘500 -. A Cantrina produciamo vino da almeno quattro generazioni: io sono nato e cresciuto qui, e mi sono appassionato al mondo del vino fin da piccolo grazie a mio padre Mosè, che seguivo spesso nei suoi lavori in vigneto. Quando è scomparso nel ’93, ho preso il suo posto e da allora mi occupo personalmente della gestione”.

A partire dal 1990, Francesco ha dato avvio ad un programma di reimpianto dei vigneti che nel corso di dieci anni ha di fatto rinnovato l’intera tenuta aziendale: ai terreni di proprietà si aggiungono poi altri tre ettari in conduzione con vigne di età compresa tra i 40 e i 50 anni. Il Groppello, biotipo Gentile, è il vitigno predominante insieme agli altri uvaggi rossi tipici del territorio (Marzemino, Barbera, Rebo), ma non mancano alcuni filari di Pinot Bianco e Riesling, in ossequio ad una tradizione antica secondo la quale Cantrina è sempre stata conosciuta per la particolare qualità dei suoi vini bianchi (ed in particolare proprio del Riesling).

Oggi Francesco produce circa 70-80 mila bottiglie, che nell’ultimo triennio hanno trovato anche la via dei mercati esteri arrivando non solo in Germania, sbocco naturale dei vini gardesani, ma anche negli Usa ed in Cina. “Abbiamo imboccato un trend favorevole già a partire dal 2013 grazie al contatto con due importatori che si è rivelato estremamente proficuo – spiega Francesco -. Oggi vendiamo all’estero il 25% circa della produzione e nel 2015 abbiamo messo a segno una crescita del 30% circa. Per altro in un’annata che dal punto di vista qualitativo considero senza dubbio come la migliore della mia carriera. Di sicuro quindi abbiamo spazi per crescere ancora e piano piano la quota dell’imbottigliato sta salendo: ed il prossimo anno pianteremo un nuovo ettaro di vigna”.

La gamma è suddivisa in nove etichette, a rispecchiare il carattere tradizionalmente multivarietale della zona: anche se poi a dominare nel portafoglio produttivo sono il Garda Bresciano Groppello Doc (che vede una presenza di Groppello Gentile in percentuale compresa tra 85-90%) ed il Valtènesi Chiaretto (dove invece l’autoctono della Valtènesi, sempre il Groppello va da sé, è presente al 60%). Non mancano un elegante Valtènesi Rosso, ed i due bianchi di cui si diceva, Pinot Bianco e Riesling, prodotti in poche bottiglie ma richiestissimi. La nota comune a tutti i prodotti sta in un’anima particolarmente “robusta”, tipica dei vini di Bedizzole. “La conformazione del terreno qui è diversa rispetto a quella della riviera del Garda – spiega Francesco -. Qui prevalgono il limo e l’argilla rispetto allo scheletro tipico che si ritrova nelle zone più a ridosso del lago: questo porta a vini che forse presentano meno finezza ma più potenza, a testimonianza di quelle che, ne sono convinto, sono le grandissime potenzialità, in parte ancora inespresse, di questo straordinario territorio”.

 

LA BOTTIGLIA

 

Sedescoi

 

Quasi a confermare le sue parole sul carattere particolarmente deciso dei vini di questa zona, Averoldi esibisce il fiore all’occhiello dell’azienda, ovvero il Sedescoi, un Igt Benaco Bresciano prodotto al 70% con uve Rebo raccolte a metà ottobre dopo appassimento in pianta e per il restante 30% con Barbera e Cabernet Sauvignon in parti eguali, appassiti in fruttaio per quattro mesi dopo la vendemmia. L’assemblaggio avviene dopo vinificazione in acciaio ed il risultato viene messo ad elevare per ben quattro anni in barrique di secondo o terzo passaggio, con una percentuale del 20% che finisce in tonneaux. Ne esce un rosso strutturato ed ambizioso, con un grado volumetrico di 14,5%, in piacevole equilibrio tra potenza ed eleganza, destinato quasi inevitabilmente ad accompagnare portate fumanti di arrosti o selvaggina nelle sere nebbiose d’inverno, ma anche le piacevoli conversazioni di fine pasto. Attualmente sul mercato c’è l’annata 2009, ormai in via di esaurimento: e considerato che il Sedescoi non viene prodotto tutti gli anni, il prossimo millesimo sarà il 2012 e lo si troverà disponibile in cantina solo alla fine del 2016.

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