Tenuta Roveglia, alle radici del Lugana

E’ una delle insegne divenute simbolo della campagna #savelugana: il tracciato della Tav, il treno ad alta velocità di cui da anni si discute in Italia, dovrebbe del resto passare proprio nel cuore di Tenuta Roveglia, azienda di Pozzolengo attiva dagli anni ’30 per iniziativa di un industriale svizzero, Federico Zweifel, e dal 1985 diretta da Paolo Fabiani, in passato anche presidente del Consorzio di Tutela.

“La Tav è una specie di spina nel fianco che stiamo sopportando ormai da vent’anni e fa sempre più male – racconta Fabiani -. La nostra azienda sarebbe coinvolta pesantemente da questo progetto ormai inutile perché vecchio di 25 anni: 5 o 6 ettari di vigneto verrebbero espropriati, e per quanto riguarda la cascina centrale che risale al 1500, stiamo battendoci per fare in modo di riuscire a spostarla di 15-20 metri verso l’interno, demolendola mattone per mattone per ricostruirla con gli stessi materiali”.

Sembra incredibile, eppure sarebbe proprio questa l’unica, clamorosa soluzione per salvaguardare e preservare il nucleo storico di questa tenuta da 102 ettari nel comune di Pozzolengo, inizialmente una classica cascina lombarda con famiglie di mezzadri che solo negli anni ’80, dopo ulteriori acquisizioni, è stata convertita alla viticoltura di qualità da Annarosa Zweifel, nipote del fondatore, e dal marito Giovanni Felice Azzone.

Azzone Giovanni Felice con direttore Fabiani Paolo

Nel tempo, Tenuta Roveglia è costantemente cresciuta: oggi vanta un patrimonio vitato di 85 ettari, 80 dei quali piantati a Lugana, e cinque occupati da uve a bacca rossa.  Attraverso una serie di convenzioni con produttori vicini, gli ettari controllati diventano in totale 110 per una produzione annuale pari a circa 700 mila bottiglie. La gamma comprende 4 tipologie di Lugana con in primo piano il Limne, che rappresenta una quota del 90% sul totale della tipologia (che a sua volta copre il 95% della produzione globale dell’azienda): decisamente più particolari e di nicchia, per quanto molto conosciute dagli appassionati, due etichette come il riserva Vigne di Catullo ed il vendemmia tardiva  Filo di Arianna, cui si aggiungono uno spumante metodo charmat e due rossi (Cabernet Sauvignon e Merlot) oltre ad un Chiaretto.

“In greco antico Limne significa terreno argilloso vicino al lago – spiega Fabiani -. Ed è questa una delle componenti primarie che hanno reso unico il Lugana. Negli anni siamo riusciti a far passare il messaggio che il Trebbiano di Lugana ha sue caratteristiche particolari che lo distinguono dagli altri ceppi della famiglia dei Trebbiani: ma la particolarità del nostro vino deriva anche proprio dal terreno argilloso e dal microclima unico”.

L’enorme successo riscosso dal Lugana negli ultimi anni ha avuto in Tenuta Roveglia uno dei principali protagonisti, con crescita esponenziale annua del 10-20% e un mercato che ormai si concentra per l’80% all’estero. “Il boom di questo vino, è bene ricordarlo, è partito fuori dai confini nazionali, in particolare dalla Germania che rappresenta anche il nostro primo mercato – spiega Fabiani – E’ sui mercati internazionali, con le degustazioni comparate degli esperti, che le caratteristiche di sapidità, struttura e longevità del Lugana sono risaltate consentendo alla fine anche all’Italia di scoprire l’unicità di questo bianco”.

Insomma, quella di Tenuta Roveglia è una storia di successo che parte da lontano. E sulla quale ora pende solo l’ombra di un’opera sulla quale il giudizio di Fabiani è pesantissimo. “Il progetto della Tav, concepito oggi, non avrebbe senso – dice -.  Non si si può pretendere che il mondo torni indietro di 25 anni. Eppure ci si sta ostinando a realizzare una struttura sapendo dall’inizio che avrà ben poco senso: e questa è la cosa peggiore. Noi continuiamo a sperare fino all’ultimo, anche se sembra proprio che ormai non ci sia più nulla da fare se non cercare di mitigare o tamponare l’impatto devastante che l’opera potrebbe avere sulla nostra azienda”.

 

Locale del '500 per degustazioni

 

La bottiglia.

 

Il vino più rappresentativo di Tenuta Roveglia in termini numerici è sicuramente il Limne. Se guardiamo invece alle potenzialità di struttura e longevità allora l’etichetta da scegliere è il Vigne di Catullo Riserva, che nasce da otto ettari dove i vigneti hanno più di 55 anni di età e le produzioni non vanno oltre i 60-70 quintali ad ettaro, garantendo gradazioni elevate, struttura particolarmente complessa e grande mineralità: le piante più vecchie hanno del resto un apparato radicale che va a pescare più in profondità, dove la tipica argilla dei territori del Lugana è quasi bianca perché ricca di calcare, assicurandosi una grande estrazione di Sali minerali. Il Vigne di Catullo, dopo la pressatura soffice, rimane sulle fecce fini per quattro mesi, poi in acciaio per due anni e in bottiglia a riposo per ulteriori sei mesi prima di approdare sul mercato.

Da provare anche il vendemmia tardiva Filo D’Arianna: passa in botti grandi di legno per 15-16 mesi, e può essere una sorpresa con il foie gras o i crudi di pesce.

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